
Tindari e Marinello
Mito, arte, cultura, paesaggi da fiaba: questa è Tindari, amena località nel golfo di Patti situata all’interno dell’omonimo comune in provincia di Messina.
Fondata nel 396 a.c. da mercenari siracusani della guerra contro Cartagine per volere di Dionisio di Siracusa, l’antica città di Tindari deve il suo nome a Tindaro re di Sparta.
Da allora la sua storia è stata un susseguirsi di racconti, miti e leggende che hanno lasciato una traccia indelebile nell’immaginario popolare. Base navale prima dei cartaginesi, poi dei romani, conquistata dai bizantini e distrutta dagli arabi, è nota per un’epica battaglia navale – la battagia di Tindari – e per le parole che le dedicò Cicerone nelle Verrine, ma soprattutto per la presenza di una Madonna Nera ancora venerata presso il santuario che ne occupa l’antica acropoli. I resti dell’antica città di Tindari sono relativamente ben conservati.
Ai piedi del promontorio dove sorge il Santuario di Tindari si trovano i Laghetti di Marinello, un braccio di mare di eccezionale bellezza. Si tratta di una vasta area di sabbia con dei laghetti di acqua salmastra che si modificano in continuazione per effetto delle maree. L’aspetto floristico della zona è caratterizzata dalla notevole varietà di specie che meglio si adattano ai differenti ambienti: sabbie litorali, laghetti salmastri e rupi. Le sabbie litorali sono ambienti caratterizzati dalle forti escursioni termiche tra il giorno e la notte e da forti concentrazioni di salsedine. Tra le specie più frequenti: la violaciocca selvatica, il ravastrello marittimo, il papavero cornuto, il giglio marino, l’eringio di S. Pietro, la gramigna delle spiagge, la medica di mare e lo zigolo delle spiagge. La vegetazione lungo le sponde dei laghetti salmastri è costituita piante alofite che riescono ad utilizzare per il fabbisogno idrico anche acqua con alte concentrazioni di sale. Le specie più frequenti sono la cannuccia di palude, il giunco pungente e lo zigolo levigato. La vegetazione rupestre fornisce ospitalità a preziosi endemismi tra cui la centaurea di Seguenza, il garofano delle rupi, il cavolo biancastro, l’erucastro, la vedovina delle scogliere ed il radicchio di scogliera. Sempre sulle rupi del promontorio prospiciente i laghi, cresce una rara graminacea, la festuca humifusa, esclusiva di Capo Tindari. La componente faunistica è ricca di avifauna e l’ambiente ben si presta ad offrire riparo a diverse specie tra cui il Gheppio, il Corvo imperiale, il raro Falco pellegrino, il Gabbiano reale, il Fringuello, il Saltimpalo, l’Occhiocotto e la Sterpazzolina.